simonetta rossetti

Mi sono avvicinata alla fotografia, quella vera, alla magia della camera oscura, quasi vent’anni fa durante un anno di studio all’estero; appartengo a quegli esemplari etichettati come “generazione Erasmus”. Oltre a una ricchissima esperienza formativa, umana, linguistica, appresi l’affascinante arte dello sviluppo e stampa in bianco e nero. Il digitale di lì a poco prese il sopravvento e mi adeguai, anche se la magia vera resta confinata in camera oscura e non è paragonabile, neppure lontanamente al lavoro fatto davanti a un monitor.
Pur affezionata a questo mondo arcaico ho affrontato la sfida evolutiva ottenendo dei riconoscimenti di cui accenno di seguito in questa breve biografia.

Mi sono formata alla facoltà di Architettura di Venezia e ho maturato la passione per la fotografia durante un periodo di studi parigino; la fotografia con cui mi cimento ha un sapore incantato e sognante che fatica a staccarsi dalla dimensione patinata e spesso frivola che avvolge la contemporaneità. A febbraio 2014 ho ricevuto una segnalazione al concorso Foto Chat bandito dall’università di Khabarovsk-Russia; nel 2013 ho vinto il concorso di iPhoneografia “Corteggiare”; nel settembre 2009 ho partecipato alla collettiva di Artefatto con “Modellare la superficie”. Vengo selezionata al concorso Qcoffee Flash per una mostra monografica alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Nel 2008 ho ricevuto una menzione al concorso Maninfesto del Centro d’arte contemporanea di Villa Manin e ho partecipato alla collettiva Spazio FVG “on the road”; ho ricevuto inoltre la menzione al concorso Pagine bianche d’autore nel 2008, venendo pubblicata all’interno di Pagine Bianche del Friuli-Venezia Giulia. All’XI Biennale di Architettura di Venezia sono stata tra i vincitori dei concorsi Everyville e Relax in Cyprus.

Per Le vie delle Foto porto “Uno sguardo che sfiora il tempo”.

L’obiettivo di questa sequenza d’immagini era di raccontare, con la fotografia, la città di Venezia, partendo da una suggestione letteraria individuata dalla Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Nel maggio 2009 il progetto fotografico intitolato “Uno sguardo che sfiora il tempo” inaugurò questa iniziativa che nel corso dei mesi successivi diede visibilità, negli spazi informali della caffetteria Qcoffee, ai vari artisti che meglio avevano saputo tradurre il tema di volta in volta indicato dalla Fondazione. Per questa prima occasione venne individuata quale suggestione letteraria “Le pietre di Venezia” di John Ruskin.
Sulla base della rilettura del testo e compiendo un’operazione di minuziosa selezione di passi e distillazione di parole si è ricostruito un racconto assolutamente autobiografico in cui le parole venivano decontestualizzate e risignificate.
Trasformando la parola in immagine si è poi composta una narrazione nuova e personale che descrive un periodo di vissuto veneziano in cui si documentano momenti, scorci, eventi che parlano di ciò che la città è, e di come la città appare, attraverso persone, luoghi e dettagli che si avvicendano con rapidità.
Tutto è restituito attraverso lo sguardo poetico e sognante di chi, pur nel frastornante ritmo della contemporaneità riesce ancora a leggere con occhi ingenui e visionari la magia degli attimi e la poesia dei frammenti, e delle “pietre” che hanno fatto e continuano a fare la nostra storia, consapevole del fatto che tali scatti non possono avere la pretesa di arrestare il tempo.
Il tema proposto ha inizialmente trasmesso un senso di severità divenendo l’occasione per cimentarsi con un linguaggio differente che utilizza la tecnica del bianco e nero nella lavorazione dell’immagine digitale e la contaminazione tra immagine e parola.
Negli scatti esposti si focalizza l’attenzione su una città che concilia rigore e mondanità, lentezza e frenesia, e più in generale aspetti antitetici legati alla percezione del tempo.
La consapevolezza che il tempo è una componente incontrollabile e inarrestabile, infonde negli occhi di chi guarda una sensazione di drammatica impotenza. Il titolo sottolinea il tema conduttore di scatti, che abbracciano un’ampia finestra temporale e documentano per frammenti scene di venezianità, dove il tempo passa inarrestabile e lascia i suoi segni sugli edifici, così come si consuma rapidissimamente durante gli eventi culturali ed artistici, regalandoci momenti estatici che la parola non riesce a descrivere nella loro dimensione fisica ed emotiva e che neppure lo scatto riesce a restituire nella loro interezza, perché complessi e fugaci tanto da poter essere a malapena sfiorati.

Le Vie delle foto è un’occasione nuova in cui questi scatti, seppur trasferiti in un’altra città, vengono fatti rivivere nei luoghi per i quali erano stati pensati, luoghi in cui la pausa di un caffè può consumarsi fugacemente o con languida pacatezza.

Nel dettaglio questo progetto raccoglie scatti che rappresentano gli abitanti e i turisti, coloro i quali attraversano la città con passo lento o spedito, camminando sui masegni, sul legno, sul prato, o sul red carpet, percorrendo la città storica nelle calli più buie o attraversando ponti e spazi aperti, scorgendo dettagli arrugginiti segnati dal tempo o colonizzati dalle piante, muovendosi a pelo d’acqua con una barca o un vaporetto, fino a raggiungere approdi lontani per poi scoprire, dietro murature austere incrostate dal sale, spazi nuovi, dove l’arte contemporanea e gli eventi mondani hanno infuso nuova vita a questa città assopita.