Moira espone al Santè in via Trento 5/a.

Mi chiamo Moira ho 35 anni e vivo in Toscana, in provincia di Pistoia, faccio foto da quando ero piccola ma la vera passione è nata circa 10 anni fa quando ho comprato la prima reflex per fare foto al mio attuale marito e al suo gruppo di amici durante le nostre giornate in snowboard.
Ho iniziato a specializzarmi nella fotografia freestyle imparando con la pratica e l’esperienza; la fotografia sportiva resta per me tutt’oggi importante.
Tuttavia sentivo che non mi bastava e avevo voglia di scoprire, studiare la luce, la composizione… ero curiosa di saperne di più, del resto faccio la contabile da 10 anni, se fuori dal lavoro non liberassi il mio spirito creativo probabilmente impazzirei!
Ho seguito e frequento tutt’oggi corsi di approfondimento e ho iniziato da poco ad allargare le mie vedute anche verso ciò che si vede quotidianamente.

Ho collaborato con vari marchi che si occupano di snowboard e sci freestyle, trail e corsa, e con alcune associazioni della zona in cui vivo, ma Le vie delle Foto è la prima occasione che ho per mettere in mostra i miei pensieri e le mie idee con le mie foto. Per la prima volta, inoltre, mi metto in gioco con foto non sportive.

Per Le vie delle Foto porto “Banalità”.

Ho scelto una serie di foto tratte da un progetto a cui ho lavorato la scorsa estate. Penso che viaggiare sia il “ti piace vincere facile” del fotografo; ho passato un mese in giro per l’Europa in macchina e tenda ed è stato impossibile per me non finire il viaggio con migliaia di scatti.
Tuttavia pur potendo mostrare la bellezza dei luoghi che ho visitato ho scelto una serie che non mostra per forza questo, ma che mi ha ugualmente affascinata.
Sto lavorando sul concetto di banalità e su tutte quelle cose che possono essere scontate per qualcuno, ma lo sono molto meno per altri; e sulla sensibilità che si nasconde dietro l’obiettivo.
Si parla molto del concetto secondo il quale oggi siamo propensi a fotografare di più grazie anche al digitale, ma non tutto è così ovvio, anzi la domanda è proprio questa: ma è scontato?
Fino a che punto è banale vedere una città colma di gente? Quanto è banale domandarsi chi sono quelle persone e che cosa fanno lì in quel momento nel quale sto scattando? Quanta bellezza, rassicurazione e ritmo c’è dietro a un fiume d gente che va e viene?