Sono Cinzia, artista eclettica e donna dagli occhi grandi. Con quegli occhi affacciati sul mondo ho sempre colto la realtà da diverse angolazioni, in prospettive non convenzionale, seguendo i miei pensieri laterali e divergenti. Il mio senso estetico impone di creare delle inquadrature precise prive gli elementi che non desidero, cosicché quando scatto guardo la realtà e subito penso a cosa ne voglio cogliere e come la voglio porgere, in modo pulito e preciso, e individuo cosa non desidero inquadrare. Questo perché ai margini della costrizione che ci imponiamo fotografando finisce per quella volta “il mondo”. Provengo dal mondo delle arti grafiche, per cui colgo immediatamente i rapporti tra le parti, la distribuzione del colore sulle superfici e le linee di forza.

Per Le vie delle Foto 2017 porto “Riflessi e riflessioni”.

Il mio portfolio ha come leitmotiv il colore grigio, nelle innumerevoli declinazioni offerte dall’ambiente urbano.
Mentre ci affrettiamo sulle nostre strade, affaccendati dalle mille cose di ogni giorno, ci imbattiamo continuamente in qualcosa che fa da sfondo al resto: il grigio è per definizione un colore monotono e neutro. Ma a ben guardare esso nasconde tante interessanti variazioni, sulle quali ho affinato l’occhio soffermandomi su dettagli in apparenza insignificanti, scoprendo durante la mia ricerca quante diverse trame vi siano. Ho cominciato a scattare foto alle ombre, a interessarmi agli impalpabili riflessi offerti dalla luce sui cofani delle auto o su semplici pozzanghere. Mentre semplicemente vivevo le mie giornate dense di ogni impegno possibile, in due anni di lavoro, più volte mi sono concessa il lusso di lasciare tutto per qualche minuto: il tempo di carpire una texture rintracciata tra i rami spogli, giusto i minuti bastevoli a fotografare, mentre camminavo per strade qualsiasi di Trieste, quando non l’ho fatto di proposito addentrandomi in qualche luogo interessante. Così ho continuato a esplorare le crepe formatisi ovunque, a cogliere lo spettacolo delle gocce sul sellino di qualche scooter, a rapire per sempre dall’anonimato le interessanti gradazioni dello smog sui muri, e a volte mi sono stupita, per esempio nello scoprire che le foglie cadute a terra in autunno lasciano un’impronta lieve sull’asfalto, che perdura. Tutto questo l’ho fatto non smettendo mai di guardare oltre il semplice vedere, avendo la prontezza di immortalare quello che di volta in volta notavo. Non si tratta quindi di un tour fatto una volta per tutte, ma di una ricerca che ho portato avanti parallelamente al mio vivere da cittadina e passante sensibile. Ho scoperto delle texture che poi ho accostato a riflessi, scoprendo “le segrete corrispondenze delle cose”. Molto spesso l’impalpabile riflesso appena fotografato ha rimandato ad un altro scatto già in archivio: accostandoli ho rintracciato fratellanze involontarie tra materiali diversi, sia in opere dell’uomo (esso è parte della natura, infine!) sia in elementi naturali. E ho concluso che non si finisce mai di stupirsi se soltanto il nostro occhio riesce a isolare la bellezza insita in ogni cosa, perfino in un muro scrostato stinto dal tempo. E di meraviglia abbiamo molto bisogno, soprattutto nel grigiore della città che a volte finisce per fagocitare la nostra capacità di vedere oltre il caos. Come arteterapeuta lavoro con il disagio e uno degli assunti base del mio lavoro è operare sul nucleo creativo: quello che, risvegliato, è capace di rielaborare le cose per trasformarle.