Nasco al Burlo Garofalo di Trieste il 03 dicembre 1975. Il mio primo approccio con il mondo della fotografia è da semplice osservatore: ero poco più che un bambino, quando le mie mani toccavano le vecchie “Polaroid” e i miei occhi cercavano di memorizzare il volto del mio papà, in modo da essere pronto a riabbracciarlo dopo lunghi mesi di navigazione. Ed è forse già in quei momenti che, inconsciamente, ho capito la forza e l’importanza della fotografia.
Arrivano gli anni degli studi, durante i quali “scopro” i segreti della partita doppia e “comprendo” che l’iva non costituisce né un costo, né un ricavo; metto a frutto queste conoscenze, che mi permettono di svolgere al meglio il mio attuale lavoro, senza mai dimenticare il sogno ben custodito in un cassetto.
Nel 2001 decido di acquistare la mia prima reflex “semiautomatica” da caricare con le intramontabili 35 mm, cartucce inseparabili nel mio primo importante viaggio attraverso le polverose strade del Messico.
Uno scatto a pellicola conserva ancora oggi, nell’era digitale, qualcosa di magico e di unico, perché ogni singolo scatto resta impresso nella memoria fotografica prima di vederlo prendere vita sulla carta stampata.
La magia e l’intensità di uno di questi scatti, fatto all’alba in una spiaggia di Pie de la Cuesta, mi ha sussurrato di non smettere di fotografare e di sognare.

Per Le vie delle foto 2018 porto A Piccoli Passi

“Imparare a camminare ti rende libero. Imparare a danzare ti dà la libertà più grande di tutte: esprimere con tutto il tuo essere la persona che sei”. Queste parole furono pronunciate da Melissa Hayden, prima ballerina al New York City Ballet tra gli anni ’50 e ’70, per esprimere l’essenza della danza dal suo punto di vista. Punto di vista che non ho potuto far altro che condividere osservando le mie due bimbe crescere attraverso questa attività, che inizia per gioco, diventa un’attività sportiva, ma nella sua anima, fin da principio, è fondamentalmente una forma d’arte. La musica è il tempo, il corpo lo spazio; la danza è l’abbraccio del tempo e dello spazio che fuoriesce e si libera in quei pochi minuti che sembrano un’eternità.
Sono i piccoli passi che fanno diventare grandi, passi incerti di un bambino che inizia a scoprire timidamente il mondo che lo circonda, passi che con il tempo certamente lasceranno importanti impronte lungo il suo cammino.
Le responsabilità di un genitore verso i propri figli sono molteplici, infinite. Una di queste è quella di guidare i loro passi fintanto che non saranno liberi di inseguire i propri sogni. Passi che inevitabilmente inciamperanno, ma a ogni caduta sapranno trovare la forza per continuare ad andare avanti, verso un presente proiettato verso il futuro.

Andrea espone all’Hamerica’s, in viale XX settembre 39.