Romando FerradiniHo iniziato a fotografare nel 1970.
La mia prima macchina fotografica era russa, una “zenit-e”. Come molti appassionati di allora, mi occupavo anche dello sviluppo e della stampa. L’ingranditore penso sia stato polacco, la arca mi par di ricordare “Meopta”. Una cantina piuttosto fredda e umida fungeva da camera oscura. Non certo il luogo ideale per far tutto al meglio, ma la passione e l’entusiasmo, unito a un poco di incoscienza potevano superare gli inconvenienti e dar buoni frutti. Ho fotografato e sviluppato per circa 10 anni, migliorando nel frattempo tutta l’attrezzatura e anche la capacità espressica. Poi per motivi di lavoro ho dovuto, anche se con un poco di malinconica nostalgia, abbandonare il tutto. Ma la fotografia è come il primo amore, una volta incontrata non si scorda e così raggiunta l’età matura, con il diradare degli ipegni lavorativi, ho ripreso a fotografare. Inizialmente il passaggio dalla cara Laica m4 a una fotocamera digitale è stato traumatico. Anche in questo caso la nostalgia non aiutava, ma poi, superato lo scoglio dell’accettazione del nuovo, ho cominciato ad apprezzarne i vantaggi. Oggi, anche se penso tutto il bene dell’analogico, uso una macchina digitale e ne sono soddisfatto. Continua a piacermi anche la camera, “chiara”, questa volta.
Tutti gli ambiti della fotografia son per me interessanti, ma unindo la passione per il mare, la vita e le persone, quasi tutti i miei lavori hanno questi aspetti come centri di interesse. Prediligo insomma il reportage a sfondo documentale e sociale e naturalmente street photography.